Il sottosegretario dimissionario invia una lettera alla premier dopo la decisione dell’Antitrust che l’ha costretto a lasciare: «Però adesso l’indagine si estenda»
«La lettera di dimissioni sto finendo di scriverla e la invierò al più presto a Giorgia Meloni, ringraziandola per essere stata estremamente sensibile e rispettosa». Vittorio Sgarbi, intervistato a Zona Bianca su Rete 4, al termine di una domenica a dir poco movimentata sembra mettere così la parola fine alla sua esperienza di governo. Una radicale correzione di rotta, perché poco prima il critico d’arte aveva scatenato una bufera nella bufera: «Dimissioni? Le ho solo annunciate: la mia agonia sarà lunga».
L’Antitrust ha lavorato per 4 mesi al «dossier Sgarbi» e alla fine, a fronte dei 17 incarichi ricoperti in contemporanea, la «sentenza» è stata drastica:
Sgarbi è incompatibile con l’incarico di governo, in quanto viola la legge Frattini sul conflitto d’interessi. E lette le 60 pagine di contestazioni, più esponenti della maggioranza avevano tirato un sospiro di sollievo: «Almeno questa bega ce la siamo levata di torno», è il pensiero raccolto a taccuini chiusi. Non è chiaro se le mosse che Sgarbi aveva portato avanti finora fossero improvvisate o facessero parte di una strategia ponderata. Di fatto, ora, pur ribadendo l’addio il critico d’arte è partito al contrattacco. Prima ha evocato il dietrofront, poi ha spedito a Palazzo Chigi,
con carta intestata del ministero della Cultura, una lettera combattiva in cui sfida la premier Meloni: «Se il governo, per mano di un suo ministro (ripeto: di un suo ministro), ha promosso una indagine sul conflitto di interessi all’interno del governo (peraltro in base alla lettera anonima di un pluripregiudicato), è giusto che io chieda all’Antitrust che si estenda l’indagine a tutte le istituzioni, con gli stessi criteri». Parole che suonano come più di un altolà: occhio, che se si indaga su qualcun altro nel governo, chissà cosa troviamo…
Il contropiede di Sgarbi, che ieri aveva annunciato ricorso al Tar contro l’Antitrust, oltre che giudiziario diventa quindi anche politico. Ma la sfida si annuncia piuttosto complessa. Sgarbi necessita assolutamente di agibilità politica, che però, non essendo stato eletto parlamentare, perderebbe dimettendosi da sottosegretario. Inoltre, in questa sua battaglia, oltre a non avere ricevuto particolare solidarietà dal centrodestra, non può più contare sul suo grande sponsor: Silvio Berlusconi.
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4 febbraio 2024 (modifica il 4 febbraio 2024 | 22:44)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articolo di Claudio Bozza
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Meno male che Silvio non c’è